Omaggio alla scrittrice Alda Monico, nei suoi libri un volto inedito di Venezia

Sabato 2 febbraio 2019 – ore 18
Omaggio alla scrittrice Alda Monico, nei suoi libri un volto inedito di Venezia

Alda Monico è nata a Venezia, si è laureata in lingue a Ca’ Foscari. Ha insegnato per molti anni francese nelle scuole italiane e italiano in Germania. Ha lavorato con il gruppo di Tullio De Mauro a Due parole, l’unico periodico italiano ‘di facile lettura’. Ha collaborato con numerosi giornali e riviste.
Ha dedicato la vita alla famiglia, poi negli ultimi anni ha liberato il talento per la scrittura. Così sono nate storie appassionanti.
Nel suo salotto, quello sempre animato dalla presenza dei nipoti e dei tanti amici; nella sua poltrona prediletta, quella delle letture, dei pensieri e delle conversazioni. Lì ha chiuso gli occhi, mentre il marito era nell’altra stanza, e non c’è stato più un altro respiro.
Alda Monico è morta così, improvvisamente, lunedì 23 luglio 2018 nella sua casa romana. Aveva 84 anni; a Venezia – sua città di nascita, di formazione e di sentimento, dove era tornata un’ultima volta solo poche settimane fa, nella bella casa di San Stae – era conosciuta e amata e a Venezia aveva dedicato i suoi romanzi e i suoi racconti, scrittrice di solida cultura e grande verve. Un talento, quello della scrittura, che aveva dentro ma al quale aveva lasciato libero sfogo solo negli ultimi anni, dopo una vita largamente dedicata alla famiglia. A Venezia, figlia dell’avvocato Pietro già commissario del Cln e di Rosita Rossi di una nota famiglia di antiquari, aveva conosciuto e sposato quello che sarebbe diventato il compagno di una vita intera, il giornalista Tito Cortese. Con lui si era trasferita a Roma, dove la professione l’aveva portato alla Rai; e quando lui era stato corrispondente del Tg2 da Bonn, per un anno aveva vissuto in Germania. Da lì ancora a Roma, e poi a Palermo, il marito direttore del quotidiano “L’Ora”, lei impegnata in tante attività e con la casa sempre aperta agli amici.
Era stata insegnante di francese nelle scuole italiane, e di italiano in Germania; si era occupata dell’integrazione dei bambini disabili nella scuola lavorando con i Provveditorati di Roma e Palermo. Aveva fatto parte del gruppo del linguista Tullio De Mauro per “Due parole”, periodico di lettura semplificata, destinato agli anziani e a persone con difficoltà.
Negli anni Duemila, il primo libro: sostenuta dal marito, aveva pubblicato “La mela carpenedola”, un ricettario che faceva ordine nel grande patrimonio della sua creatività in cucina e in qualche modo rispondeva in modo definitivo a tutti quelli che, assaggiato uno qualsiasi dei suoi piatti, le chiedevano immancabilmente la ricetta.
C’era dell’altro, però, nei suoi talenti. E così nel 2005, da Corbaccio, era uscito “Delitto al casin dei nobili”, un giallo nella Venezia del Cinquecento, una trama noir su una solida ricostruzione della società, in particolare al femminile, del tempo.
La sua curiosità poi – quegli occhi verdi così acuti – l’aveva portata a voler sapere di più su un dipinto del Museo Correr: una donna con in mano gli stendardi delle regate. Era Maria, la prima regatante donna. Nel 2007 da Corbaccio era uscito “Maria della laguna”: storia vera di Maria Boscolo da Marina, vissuta nel ’700 che si allenava andando e tornando da Chioggia, per portare le verdure dagli orti al mercato di Venezia. Ne aveva sbalzato la figura in pagine appassionanti.