Venerdì 31 maggio – domenica 2 giugno 2019
First and last chance to see, mostra di Malcolm Franklin
Passare da una regolare frequentazione dell’Italia (due o tre mesi l’anno di lavoro nello studio nella bassa friulana) a una vera e propria residenza ha portato molto più in primo piano la pietra, il materiale preferito di Franklin. A Verona la pietra è così presente da incantare chi sia abituato a calpestare superfici meno pregiate e, naturalmente, a questa abbondanza si accompagnano numerose fonti di acquisto, sia del materiale che degli strumenti per lavorarlo, grande competenza nei fornitori e il supremo sfizio annuale di MarmoMacc.
Oltre a lustrarsi gi occhi a guardar le pietre di Verona, Franklin ha notato che tutta questa raffinata tradizione di forme e materiali predispone gli italiani in generale, non solo i più colti, a una capacità di apprezzare nei suoi lavori la presenza di forme e materiali, senza che l’assenza di un soggetto figurativo li porti a domandarsi “Ma cos’è?”, una reazione, questa, dolorosamente diffusa fra gli anglosassoni.
Un’altra soddisfazione per Franklin è vedere regolarmente esempi di uno dei suoi generi d’arte preferiti, il dopo-guerra in Italia. È passato dal vedere uno o due pezzi ogni tanto a sorprese come entrare a Palazzo Ducale in Urbino e trovarvi una mostra di Giò Pomodoro!
Inoltre, visite frequenti, durante tutto l’anno, allo studio nella bassa friulana hanno permesso a Franklin di ritrovarsi nel calendario agricolo come da bambino. La differenza di latitudine significa che non tutti i tempi e i modi coincidono, ma le affinità son bastate a far riemergere, in opere come Harrow e Plough, il filone di ispirazione agricola, un po’ appannato da trent’anni di vita in città.