Omaggio a Ferruccio Arrigoni

Mercoledì 9 gennaio 2019 – ore 18
Omaggio a Ferruccio Arrigoni
Una storia di Verona
raccontata da Luciano Cenna e Lia Arrigoni

A un anno dalla morte di Ferruccio Arrigoni, un ricordo del suo grande lavoro culturale per Verona attraverso il libro “Una storia di Verona”, di Luciano Cenna, edito da Rinascitalibri.

Questo libro, scritto e illustrato dall’autore, non è né guida né storia della città in senso stretto, ma è il viaggio che il suo protagonista Acronio, attraverso Verona nei secoli che hanno caratterizzato i suoi principali periodi storici: dalla Verona romana a quella austriaca fino ai giorni nostri che ci restituiscono un Acronio diventato da suddito cittadino consapevole. La sua crescita si misura nel rapporto costante tra il potere religioso e quello politico e militare.

L’ideale sarebbe leggere questo libro appoggiandolo ad un grande tavolo in legno del gabinetto di lettura, o su un tappeto orientale, standosene allora seduti su mucchi di cuscini di seta, ma si può farlo anche a letto purché si avvicinino alle proprie altre due ginocchia.

Poi bisogna leggere tutto, ogni riga e ogni pagina con attenzione perché le pagine sono poche e tutte utili.

Dopo aver letto la dedica, la presentazione dell’autore e la dotta introduzione, aprite finalmente il libro sulla grande pagina spiegata del primo brano, la Verona romana, e guardate i disegni che affiancano il testo centrale. Qui, nel breve racconto, si insinua un sottile filo che dovete poi tenere saldamente tra le dita fino alla fine della lettura degli otto brani, altrettanti periodi storici, per seguire le vicende del vivere quotidiano di Acronio condizionato dalle forze del potere politico e religioso. Via via queste due forze si fanno di epoca in epoca più definite e più pressanti o più defilate per poi riemergere con maggiore prepotenza o astuzia. A lato delle storie che vedono Acronio, uomo preso come media del popolo, passare da un periodo all’altro in duemila anni di storia dall’epoca romana ad oggi, i disegni rappresentano luoghi o edifici della città presi come simboli della qualità dei poteri nei vari periodi esaminati. A sinistra del foglio spiegato c’è il “volto” del potere politico, a destra quello del potere religioso che, subito dopo la Verona romana, si identifica con la Chiesa.

La grande Arena a più piani si erge come un immenso monumento enfatizzato a rappresentare la forza, la grandezza e la tracotanza della romanità. Se un viaggiatore dell’epoca, venuto da fuori, avesse visto l’Arena, tornato a casa l’avrebbe descritta con un disegno simile. La rappresentazione del colle di S. Pietro com’è ora, con l’aggiunta però di un timpano sulla caserma austriaca e la ripetizione del ponte Pietra, a ricordare il ponte Postumio che attraversava l’Adige circa in quel tratto del fiume, fornisce, invece, una possibile immagine del colle come Acropoli, centro del potere religioso, con i templi e gli edifici del culto pagano.

In modo simile vanno letti e interpretati tutti gli altri disegni anche se il loro significato simbolico può oscillare tra una visione critico-politica ed una forse più letteraria.

Nell’ultimo episodio, la Verona di oggi, i due poteri si confondono in un unico simbolo: il Municipio si erge come una croce del sacrificio ai cui lati si flettono, appiattendosi, gli edifici della piazza sotto un cielo drammatico che ricorda il Golgota.

La città, dall’alto, appare grigia e fumosa dietro la grata geometricamente perfetta nella rete viaria autostradale che la rinserra come una prigione. Nel racconto, Acronio ha abbandonato questa città alla ricerca di un paradiso che, alla fine, capisce essere ormai introvabile. Perciò ritornerà per provare a determinare, anche con il suo impegno, una realtà diversa.